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Serie tv: oltre il cinema

Da qualche anno assistiamo ad una proliferazione delle serie TV, specie statunitensi. Proviamo ad analizzare il fenomeno. Le serie tv godono di un maggiore fattore tempo, riesce a dilatare le storie forte della possibilità di maggiore palinsesto, rispetto al cinema. Ma il vantaggio maggiore è la capacità di trattare temi sociologici e sociali che il cinema sembra aver tralasciato. Pensiamo al viaggio dentro l'intimità sentimentale e parentale di Six Feet Under o la sciscerazione umana del rischiare il tutto per tutto prima della fine, e il conseguente scoprire talenti inconoscibili senza la dismissione delle convenzioni sociali di Breaking Bad. Oppure  il mettere in chiaro la totale amoralità dei politici pur di raggiungere i propri scopi di House of Cards. Senza dimenticare l'emancipazione controcorrente femminile di Sex and the City.


Ma questo sono solo alcuni esempi, forse i più eclatanti, ve ne sono molti altri. La possibilità di entrare nel tema con una lente di ingrandimento senza la spada di Damocle delle due ore canoniche di un film fa si che gli sceneggiatori, rubati a Hollywood, possano veramente darci un quadro a 360 gradi di come e sono i personaggi per ottenere il risultato di umanizzare e non di mitizzare i personaggi. E' un'operazione antropologica al servizio del soggetto che porta ad una maggiore comprensione da parte dello spettatore e quindi ad una qualità maggiore. La lettura sociologica messa in atto da HBO e soci fa un balzo in avanti rispetto alle serie tv dei decenni passati. Non più mitizzazione dei protagonisti facendo leva su un'esagerazione delle storie e sul mito dell'eroe, ma spettacolarizzando più le parti antieroiche e scavando nell'animo umano, valorizzando tutti gli aspetti. Sceneggiatori e produttori delle varie HBO, ABC, Netflix ecc…hanno capito che il pubblico e cambiato, si è smaliziato e forza la mano ad una visione che costringe ad una introspezione quasi taumaturgica. Il sogno Americano è finito fuori, non ci resta che guardare dentro di noi per vedere e mostrare come siamo fatti. Californication forse è uno degli esempi più esagerati: il protagonista riveste tutti il lati deprecabili della società Americana. Incoerente, irresponsabile, dipendente dal sesso e dall'alcol, bugiardo e manipolatore. Ma nonostante tutto riesce a farsi amare dalla sua famiglia. Mettere in scena l'eroe del sogno Americano non dà più risultati ed è anacronistico. Non resta che ammettere che l'umano ha bisogno di qualcosa di più della lieta e bella novella che l'establishment complice Hollywood ha perpretato per decenni. In Dr. House ritroviamo un antiaereo più moderato, ma pur sempre dipendente da droghe, cinico, misantropo ed insofferente. La capacità, la competenza e in fondo anche la solidarietà umana si può trovare anche dentro una sorta di peccatore alla Maria Maddalena. Il salto in avanti della propaganda coercitiva della società perbenista è palese ed è su tutti gli schermi domestici, scandalizzare e rompere schemi per una comprensione maggiore. 

Il crescente successo delle serie ha spostato
inevitabilmente una serie di talenti da 
Hollywood e la qualità ha fatto un balzo in 
avanti. Registi, direttori della fotografia, 
sceneggiatori, produttori di talento sono 
stati ingaggiati per il piccolo schermo e tutti e 
tutto ne ha giovato: pensiamo al pluripremiato 
Kevin Spacey che con Netflix ha dato vita al 
pregevole House of Cards ( la prima serie è 
andata in onda in primavera su Sky) o a 
Bordwailk  Empire di Steve Buscemi, o
alla prossima produzione di Spielberg,
tratta da un videogioco Halo.

Il cinema, e diciamo Hollywood, è più propenso a spingere la spettacolarizzazione delle immagini, dimenticando che fare cinema, e quindi arte è anche essere dentro la società che rappresenta e trattarne le tematiche più moderne e scottanti. Su questo fronte possiamo dichiarare che la TV ha sicuramente vinto, per il momento, la battaglia della "modernità" e della coerenza riguardo ai suoi stessi fruitori, gli spettatori. Ovviamente l'Italia è una realtà a parte, intrappolata in costrizioni socio-politiche e creative per essere leggeri, imbarazzanti.
Serie Tv che interessano i contenuti di questo articolo: The Sopranos, Dexter, Crash, Rome, Mad Man, In Treatment, Six Feet Under, Californication, Breaking Bad...


Kick Ass
Hunger Games 
Spring Breakers
Ovvero il cinema under...                                                                                                                      

Tre pellicole che come protagonisti hanno adolescenti o teen-ager.
Tre pellicole diverse tra di loro ma animano un sostanziale pensiero.
Registi e produttori aldilà dell'oceano sono impazziti ? O il sacro spirito
del genio si è imposessato di loro. Vediamo di fare chiarezza.
Reduci da film come le saghe di Harry Potter e La compagnia dell'Anello,
qui si fa un sobbalzo sulla sedia. Tette, sangue, crudelta, violenze
psicologiche senza indugi. Tutto cio che per anni era retaggio dei film
per giovani ora si è spostato verso il basso. Eroi ed eroine sempre più
giovanissimi, emancipati, liberi. In tutti e tre fanno a gara a chi misceli più
generi, tutto è riciclato gia visto, preso a prestito, adirittura con le musiche
di Ennio Morricone (nel finale di Kick Ass). Il motore della spettacolarità
spinto al massimo, lo spettacolo per lo spettacolo indefesso.

La componente sensuale nel film di Korine è pari alla crudelta
di Hunger Games ed alla sanguinaria protagonista di Kick Ass.
Come nuovo diktat le immagini forgiate sanno di visto e rivisto
su più piattaforme del'immaginario visivo. Uma Turman di Kill Bll
è diventata giovanissima (Kick Ass), le femmine di Russ Meyer divenute
della porta accanto sbarbine (Spring Breakers) e Milla Jovovich 
di Ultraviolet eroina divenuta anch'essa in erba (Hunger Games). 

Ma mentre Spring Breakers si può vantare di una ricerca accurata delle
immagini e del'immaginario, Kick Ass sposta solo l'età degli eroi
verso il basso riducendone l'indulgenza emotiva. 
Nel caso di Hunger Games la commistione dell'immaginato corrente 
si sposta sulla tv in un reality dirompente e apocalittico.

Non esiste limite alla progressione narrativa, ma la produzione di
materiale visivo non apporta novità o originalità se non di spostare
l'utenza fruitrice a componenti esenti in passato, o perlomeno più
salvaguardato. La Walt Disney sembra stia brancolando nel buio in preda
a crisi esistenziale.

l cinema che ricicla se stesso cambiandone le sembianze
cercando utenti "nuovi"...resisteranno i nostri eroi ?

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